Fonte : Gay.it
Violenza privata, lesioni personali aggravate, minacce aggravate, danneggiamento. Queste le accuse mosse a un professionista di Alba e a un suo amico artigiano, che poco più di due settimane fa, armati di mazze e di una pistola, hanno massacrato di botte due persone e ferito una terza.
Negli ultimi giorni nel territorio di Alba e dintorni si parlava di una gang armata che se ne andava in giro a far rapire violente. Ma ieri gli inquirenti hanno messo a fuoco una situazione completamente diversa. Un professionista di Alba ha premeditato con un suo complice una spedizione punitiva per massacrare di botte un ragazzo, ai loro occhi colpevole di essere amante del giovane figliodello stesso professionista. Così il padre, accecato dall’odio omofobico verso il proprio figlio, ha pensato di risolvere la questione con una forma di giustizia violenta e privata. Un far west all’italiana.
I FATTI
Secondo quanto ricostruito ad ora (sabato 4 giugno ore 11.30 del mattino) dai cronisti sulla base di quanto rilasciato dagli inquirenti, il 16 maggio i due uomini hanno messo in atto il raid premeditato, appostandosi vicino aldistributore di benzina TOTAL ERG di Benevello, non lontano da Alba, presso il quale il ragazzo e il suo amante si sarebbero dati appuntamento. Tuttavia i programmi dei ragazzi quella sera erano cambiati. Del figlio nessuna traccia.
Sul posto giunge un’automobile con due ragazzi a bordo. Accecati dall’odio, i due si avventano con mazze da baseball e una pistola e dopo aver frantumato un vetro si rendono conto di aver sbagliato persona. Nel frattempo però, giunge un’altra vettura, questa volta a bordo c’è l’amante del figlio, insieme a un altro ragazzo. A quel punto la violenza esplode secondo i piani. I due ragazzi sono stati massacrati di botte. L’amante del figlio ha riportato una prognosi di venti giorni. Fatalmente peggio è andata al suo amico, che ne avrà per tre mesi. I due uomini sono fuggiti dopo il selvaggio pestaggio.
INDAGINI
I carabinieri di Cortemilia hanno scavato a fondo negli ultimi giorni, non convinti del fatto che ci fosse una banda armata che se ne andava in giro a rapinare giovani ragazzi, che di certo non potevano avere più di qualche centinaio di euro nel portafogli. I moventi di un’aggressione di questo tipo non tornavano. Al quadro generale si aggiungeva il fatto che una delle vittime, l’amante del figlio, è astigiano di origine marocchine e questo ha fatto trapelare il primo sospetto che ci fosse qualcosa di più dietro quell’aggressione, magari un odio a sfondo razzista. I carabinieri hanno quindi esaminato le videocamere di tutta la zona, hanno ascoltato le testimonianze delle vittime e dei presenti presso un ristorante poco distante dal luogo dell’aggressione e sono riusciti a ricostruire l’accaduto. L’odio razzista non è escluso, l’odio omofobico è invece chiaro e palese. In Italia, lo ricordiamo, non esiste una legge che sottolinei l’aggravante per odio omotransfobico in casi come questo. All’uomo è stata sequestrata la pistola detenuta comunque con regolare porto d’armi.
IL PADRE E IL FIGLIO
Il professionista di Alba aveva scoperto che il figlio neo maggiorenne è gay e non lo accettava. Aveva quindi cominciato a spiarlo su Facebook controllando messaggi e spostamenti, quindi a seguirlo fisicamente, fino a ricostruire l’appuntamento fatale di quella sera alla pompa di benzina di Benevello. Appuntamento al quale il figlio, tuttavia, non si è presentato, a differenza del suo amante e dei suoi amici che hanno avuto la peggio. Probabile che il padre abbia scelto un’occasione in cui il figlio non ci fosse, spiando l’amante del figlio attraverso i messaggi del figlio stesso.
Non abbiamo notizie se il ragazzo di Asti di origine marocchine fosse il fidanzato del figlio o solo un amante o compagno o come si preferisca definirlo. Per questo abbiamo deciso di tenere la definizione “amante”.
Gay.it sta cercando di avere informazioni ulteriori sul nome del professionista di Alba e del suo complice.