Lo sterminio “velato”, la memoria annebbiata e la sfida per i diritti delle persone LGBTI.

Il 27 gennaio è la “giornata della memoria”, ricorrenza internazionale che vuole commemorare le vittime dell’olocausto ed il terribile di segno di genocidio nazista.

Nei vari campi di concentramento trovarono la morte milioni di ebrei. C’è però un aspetto dell’olocausto purtroppo poco conosciuto e ricordato.

Insieme ad ebrei, prigionieri politici, dissidenti del regime, testimoni di Geova, rom, zingari, in quegli stessi campi di concentramento sono stati torturati e trucidati migliaia di persone omosessuali.

Gli studiosi riportano un dato agghiacciante: 10.000 omosessuali persero la vita nei campi di concentramento. Il dato è ancora più macabro se si tiene presente che i nazisti non perseguitarono omosessuali non tedeschi.

Il regime nazista considerava l’omosessualità una malattia degenerativa della razza ariana. Per questo motivo, le persone omosessuali rinchiuse, prima di incontrare la morte , venivano sottoposte a crudeli esperimenti pseudoscientifici. E’ anche per questo motivo che gli storici concordano nel definire la condizione di crudeltà alla quale era costretti a vivere le persone omosessuali nei campi di concentramento, seconda soltanto a quella dei prigionieri ebrei.

Questo è quello che accadeva 80 anni fa in Germania, in un’Europa sfigurata dai regimi nazisti e fascisti.

Nel 2018 qual’è la situazione in Italia per la comunità LGBTI?

Ad ascoltare le parole di qualche leader politico che inneggia alla protezione della “razza bianca”, alla difesa della “famiglia naturale” e si augura la restituzione dell’ “Italia agli italiani”, sembrerebbe cambiato poco, almeno nell’impostazione culturale.

Nel 2016, dopo anni di immobilismo e paralisi politica e dopo i continui richiami da parte dell’Unione Europea, l’approvazione della Legge sulle unioni civili ha finalmente dato dignità e tutela legale alle coppie formate da persone dello stesso sesso.

Quella stessa legge però, uscita monca dal Parlamento ha lasciato una ferita profonda e tutt’ora sanguinante. Quella ferita ha il volto di centinaia e migliaia di bambine e bambini che, ad oggi non hanno il diritto di avere una famiglia.

Nel campo dei diritti delle persone LGBTI c’è però un altro grave problema a cui dare risposte immediate, efficaci e risolutive: l’odio omofobico e transfobico.

Non passa giorno che non si assista a notizie in tal senso. L’ultima eclatante arriva dalla Sicilia dove un ragazzino è stato pestato a sangue ed insultato con epiteti omofobi.

In dodici mesi, Arcigay ha raccolto evidenze su 196 episodi di violenza e discriminazione verso le persone omosessuali e transessuali (più di una ogni due giorni!).

Si tratta evidentemente di un’emergenza nazionale che la classe politica deve fronteggiare e risolvere senza continuare a nascondersi dietro i “ ci sono ben altri problemi”.

Qui si tratta della dignità di migliaia di persone e della realizzazione di diritti e principi fondamentali scritti nella nostra Costituzione Repubblicana!

Mettere in concorrenza tali diritti con altri, altrettanto importanti, è un atto scellerato e criminale che alimenta solo rabbia, rancore e odio e porta ad un’inevitabile disgregazione sociale.

Spiace constatare come, in questa campagna elettorale urlata e poco concreta, siano pochi i partiti politici ad aver scritto nei loro programmi parole chiare e precise in merito alle questioni legate alle persone LGBTI. Tra questi purtroppo non ci sono quelli che, sondaggi alla mano, il 5 marzo potrebbero avere responsabilità di Governo.

Patrizio Onori

Responsabile NUOVI DIRITTI CGIL ASTI

Post Author: Redazione

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