Le parole sono importanti! Possono guarire o ferire. Se vengono usate in modo scellerato dalla classe dirigente e politica di un Paese possono diventare pallottole che uccidono persone in carne ed ossa.
E’ successo ieri a Macerata, dove uno squilibrato nazi-fascista, a quanto pare ex militante della Lega, ha iniziato a sparare all’impazzata per le vie della città tentando di uccidere un gruppo di persone “colpevoli” di avere un colore della pelle diverso dal suo.
E’ impossibile non vedere il collegamento tra ciò che Luca Traini ha commesso e le “parole” di odio ed intolleranza che buona parte dei politici italiani ripetono da mesi come un mantra:
“questa e’ un’invasione”
“dobbiamo fermarli anche con la forza”
“aiutiamoli a casa loro”
“prima gli italiani”
“dobbiamo difendere la razza bianca”
“ci portano via le donne ed il lavoro”
Alcuni esempi, emblematici, di discorsi di odio che, complice la campagna elettorale in corso, sentiamo spesso pronunciare dalle labbra del Salvini di turno.
Occorre quindi fermare questa escalation di odio e di intolleranza prima che sia troppo tardi, prima che il far west prenda il posto dello Stato di Diritto.
Stato di Diritto che questa mattina ha fatto il suo dovere imputando Traini di “tentata strage con l’aggravante delle finalità razziste”, sulle basi di queste accuse sarà processato, giudicato e condannato.
Ciò mi spinge ad una riflessione. L’aggravante razzista è prevista da una Legge dello Stato approvata nel 1993 (Legge Mancino). Giusta e sacrosanta poiché ha l’intento di punire maggiormente coloro che commettono reati che abbiamo finalità di odio e violenza di carattere razziale, etnica, religiosa o nazionale.
Tutti i Paesi a democrazia avanzata hanno nel proprio sistema penale e giudiziario un impianto di tal genere. E’ necessario per scongiurare la disgregazione sociale ed alimentare invece inclusione ed accettazione delle differenze.
Supponiamo per un attimo che Luca Traini invece di sparare all’impazzata per le vie della città, fosse entrato in un locale frequentato da omosessuali provocando lo stesso tipo di strage. I commenti sarebbero stati sicuramente della stessa durezza, d’altro canto l’odio omofobico è alimentato dalla classe politica tanto quanto quello verso l’immigrato.
La vera differenza si sarebbe consumata questa mattina negli uffici giudiziari. L’imputazione sarebbe stata probabilmente sempre quella di “tentata strage”, ma senza le aggravanti della Legge Mancino.
Questo perché la legge contro la violenza omofobica e transfobica è ferma al Senato dal 2013 (dopo essere stata approvata dalla sola Camera), arenata sugli scogli del tabù, dell’ipocrisia e del “ci sono ben altre priorità”.
La classe politica quindi, senza nessuna attenuante, è doppiamente colpevole.
Colpevole di utilizzare un linguaggio di odio e colpevole di non saperne nemmeno contenerne i devastanti effetti.
Patrizio Onori